CAPOVOLTA
Disancorata dal porto sicuro delle convenzioni, nel
libero spazio della creazione, la realtà si manifesta nella sua essenza:
duplice, ambigua, frantumata. Tra l’istante e l’eterno, tra l’abisso e il cosmo,
tra l’essere e il nulla, la vita si snoda nella dialettica tensione degli
opposti, visivamente rappresentati dallo sdoppiamento dei profili, dalla
roteazione fisica delle figure che sfuggono alla legge di gravità.
L’incontro, il precipizio, il volo, l’equilibrio
instabile, la sospensione sono tutte metafore del nostro essere nel mondo,
della riflessione sull’enigma dell’esistenza, della ricerca del sè rappresentate con delicatezza, lirismo,
sottile ironia. L’identità stessa è scissa, l’io non è un punto fermo e certo, circoscrivibile
con un’unica linea ma si declina in diverse forme.
Anche gli strumenti espressivi usati da Marilena
Sutera sono improntati ad un sostanziale dualismo: da un lato la matericità
pittorica vibrante, quasi carnale, dall’altro la levità del segno grafico che
sostiene l’invenzione, la rilancia con energia nello spazio sospeso.
L’arte, attraverso la sua forza catartica, affronta
le paure più profonde, gli interrogativi
irrisolti, offrendo, con un uso quasi alchemico di linea e colore, dei piccoli
frammenti di realtà in cui tutto, come nel sogno, magicamente sembra svelarsi.
Daniela Simoni
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